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Honduras, cresce il fronte anti-golpe

 
di Mario Occhinero
 
34 morti e oltre 1500 arrestati fino al giorno di Natale: è il saldo provvisorio della crisi honduregna a partire dalla frode elettorale del 26 novembre 2017. Il fatto: quando il candidato dell’Alleanza di Opposizione Contro la Dittatura era avanti di 5 punti percentuali, e due terzi di voti erano stati scrutati, un blackout doloso ferma le operazioni di spoglio e, dopo la nuova formattazione del sistema, il presidente uscente Juan Orlando Hernandez “JOH” si riporta avanti di oltre un punto percentuale. 
 
Ma JOH non doveva nemmeno essere candidato, considerato che la costituzione esclude la possibilità della rielezione. Nel 2009, il presidente Mel Zelaya, dopo essersi inimicato l’oligarchia per avere migliorato le condizioni di vita delle classi popolari, aumentato i salari e conseguentemente il costo del lavoro, viene deposto con un golpe definito “blando” ufficialmente, per la sua intenzione di convocare un referendum non vincolante per consultare il popolo sulla deroga alla rielezione. 
 
E’ allora che JOH viene designato presidente del Congresso, dopo aver appoggiato il golpe. Dal 2009, dopo il golpe guidato da Roberto Micheletti del Partito Liberale del quale allora faceva ancora parte anche Mel Zelaya, alla guida del paese si sono succeduti Porfirio Lobo e JOH,  entrambi appartenenti al Partito Nazionale.  Povertà, violenza, corruzione e impunità sono i nomi della dramma sociale che si è accentuato negli ultimi anni. In questo contesto, il neo Partito Libre, fondato da Mel Zelaya raggiunge il secondo posto nelle elezioni del 2013, candidando alla moglie Xiomara Castro. Non mancarono denunce di brogli in favore del vincitore, il solito JOH.  
 
Per la tornata elettorale del 2017 si costituisce l’Alleanza di Opposizione Contro la Dittatura tra i partiti Libre e Pinu, che candidano alla presidenza del paese Salvador Nasralla, un noto conduttore televisivo, ingegnere, fondatore del Partito dell’Anticorruzione e dal quale era stato recentemente allontanato. Nasralla, che è di origine palestinese, palestinese-libanese da parte di entrambi genitori, anche se la madre è nata in Cile,  e per questo gode anche della cittadinanza cilena, avrebbe vinto le elezioni del passato 26 novembre se non ci fosse stata la frode, come ha riconosciuto perfino il Segretario Generale dell’Osa, l’uruguaiano Almagro, noto per le sue denunce di irregolarità a proposito del Venezuela, che invece è il paese con il miglior sistema elettorale del mondo a dire nientedimeno  che da  Jimmy Carter.  
 
Durante l’intera campagna elettorale, come nella fase successiva, caratterizzata dalla violenta repressione della polizia militare creata da  JOH e dalla polizia nazionale che si unisce alle proteste popolari rifiutandosi di reprimere la popolazione, mentre Nasralla diventa padre per la prima volta e JOH perde una sorella in un incedente aereo, c’è una  virale colonna sonora che rappresenta il sentimento popolare, ormai diventato nuovo inno nazionale, il “es pa fuera que vas JOH” dei fratelli  Macario e Delio Mejia. 
 
Curiosamente anche in Nicaragua la colonna sonora precedente e conseguente alla rivoluzione sandinista faceva capo ad altri fratelli Mejia (Mejia Godoy, Luis Enrique e Carlos).  La cospirazione degli Stati Uniti nel golpe del 2009 si evince dai documenti di wikilieaks, che a supporto dei propri interessi hanno a Palmarola la loro più grande base militare in America Latina (da lì è stato caricato in aereo, incappucciato ed in pigiama, il presidente Mel Zelaya per poi essere scaricato nella pista di un aeroporto di Costa Rica). Interessi forti, che spiegano anche l’omicidio dell’ambientalista indigena Berta Cáceres.
 
Com’è noto, gli Stati Uniti hanno deciso recentemente di trasferire la propria ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Una decisione bocciata dall’Assemblea dell’ONU, con 128 paesi che hanno votato contro e solo 9 a favore. Tra questi ultimi, puntuale, è arrivato il voto dell’Honduras, che, in cambio, ha ottenuto dagli USA il riconoscimento di JOH come legittimo presidente. L’altro paese latinoamericano ad accompagnare l’Honduras nella votazione è stato il Guatemala, che riceve oltre 80 milioni di dollari all’anno di aiuti dagli Stati Uniti. Denaro che Trump aveva minacciato di togliere a tutti quei paesi che avessero votato contro all’ONU. Anche il Partito di governo in Guatemala si chiama Partito Nazionale, con lo stesso orientamento politico di destra. 
 
Il Dipartimento del Tesoro degli USA non ha rilevato nessuna frode elettorale in Honduras, ad opera del Tribunale Supremo Elettorale. Due pesi e due misure, se si considera il giudizio espresso sull’attività di Roberto Rivas, il presidente del Tribunale Elettorale del Nicaragua, al quale è impedito perfino l’accesso al sistema finanziario statunitense, con conseguente congelamento di eventuali attivi che lo stesso potrebbe avere in quel paese. Un particolare non di poco conto: in Nicaragua governa il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, lì gli americani non possono comportarsi come fossero nel proprio cortile di casa. 
 
I tentativi repressivi per far tacere il popolo, come i sabotaggi a Radio Progreso, hanno prodotto finora un effetto contrario: il fronte anti JOH si è irrobustito, Salvador Nasralla ha annunciato la creazione di una nuova Forza Nazionale che comprenda la Alleanza ma che sia ampliata a tutti gli altri settori del paese che si oppongono alla dittatura, dai lavoratori alla chiesa, dagli imprenditori onesti ai sindacati e allo stesso Partito Liberale che di Nasralla ha riconosciuto il trionfo. 
 
Una forza nazionale nuova, estesa a tutti coloro che si riconoscono nelle strofe del: “es pa fuera que vas JOH”. Strofe nella fattispecie indirizzate a JOH ma anche a Trump. 
 
 
 

Scritto da Redazione

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