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L’Italia e il trasformismo. Storia di una costante

 

Una costante della politica italiana dall’Unità ad oggi è stata la tendenza alla formazione di ampie maggioranze parlamentari e di esecutivi di larghe intese. Guai però a pensare che dietro i vari patti di governo stipulati in più di un secolo e mezzo  di storia patria ci sia stato solo calcolo personale o di gruppo, arrivismo, smania di potere. No, in tutti i casi le alleanze sono state contratte in nome del “supremo bene del paese” (Sic!). Ovviamente questa è stata la giustificazione dei protagonisti, di volta in volta.

Non è quello che pensa Andrea Leccese, autore di un libro fresco di stampa  il cui titolo dice già tutto, o quasi: “Inciucio forever, la costante del trasformismo nella politica italiana” (Armando Editore, 2014). La tesi dell’autore è questa: “La storia dei governi finora esistiti è storia di trasformismo, connubi, compromessi, inciuci, larghe intese e via dicendo”. Una storia che inizia agli albori dello stato unitario con il connubio Cavour – Rattazzi ed arriva fino ai giorni nostri. Nel mezzo la stagione dei governi della sinistra storica, l’età giolittiana, lo stesso fascismo, il compromesso storico.

Interessante in questo quadro una possibile lettura del contesto in cui maturò il delitto Matteotti, di cui quest’anno si celebra il 90esimo anniversario, che nel libro viene azzardata. Il deputato socialista potrebbe avere pagato il prezzo della sua assoluta indisponibilità a scendere a patti col fascismo, ipotesi invece accarezzata da altri esponenti del mondo socialista e del sindacato.

Manca nel volume una disamina del periodo che va dalla fine della prima repubblica agli attuali governi di larghe intese. Un periodo in cui l’alternanza di facciata tra centrodestra e centrosinistra è sfociata nei governi Monti, Letta e Renzi, dove l’inciucio tra schieramenti “alternativi” è stato definitivamente sdoganato (e nobilitato) per corrispondere alle “esigenze del paese” (lo spread, l’Europa, ecc.) ed “arginare le spinte eversive” dell’antipolitica galoppante (Grillo).

Io credo, però, che Andrea Leccese non abbia commesso un errore di omissione. Leggendo il libro si capisce subito che il racconto, sviluppato sul filo di un’ironia tagliente, delle storie di trasformismo e di compromessi che hanno segnato la vicenda politica italiana da Cavour fino a Moro – Berlinguer serva proprio da elemento di decodificazione del larghintesismo del tempo presente.

Certo, la ricerca dei comunisti di un nuovo incontro con la Dc dopo la chiusura della stagione dei governi del Cln nel 1947 non è assimilabile all’attuale connubio tra Berlusconi e Renzi (patto del Nazareno), ma è un fatto che nella storia politica del paese il grande assente sia stato un vero regime di alternanza tra forze e visioni della società contrapposte.

C’è una spiegazione plausibile, univoca, a questo stato di fatto? Leccese ammette che non è agevole individuarne l’origine e la ragione storica. Egemonia culturale del moderatismo, come sosteneva Gramsci nei Quaderni? Ingombrante presenza del Vaticano? Altro? Il fenomeno è obiettivamente ancora tutto da indagare. Valga, nondimeno, la considerazione che l’autore fa nell’ultimo capitolo del libro:«Se la politica è intesa non come ricerca del bene comune ma come strumento di arricchimento personale, come “avere una poltrona”, non possono stupirci allora tanti cambiamenti di opinione». Non sarà questa un’interpretazione valevole universalmente, ma, per tante esperienze, potrebbe costituire davvero una verosimile chiave di lettura.

Il lavoro si chiude con una breve conversazione tra l’autore e l’ultimo segretario del Pci Achille Occhetto. In essa Occhetto ricorda come nella prima fase della stagione ulivista si tentò di assestare in Italia un quadro politico bipolare, ma che l’esperimento fallì per la rivincita delle forze aduse al compromesso. Amara e condivisibile la sua riflessione finale:si è passati dalle ideologie, che comunque determinavano una grande passione, a un empirismo o pragmatismo privo di valori. Bisognerebbe restituire alla politica un sistema di valori e di idee che sappiano resuscitare di nuovo l’immaginazione, la passione, la volontà di portare il cuore oltre l’ostacolo”.

Vai a dargli torto ..

 

di Luigi pandolfi

Scritto da Redazione

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