Home / Attualita’ / La lezione del 2020: capire i processi in atto, proporre le alternative

La lezione del 2020: capire i processi in atto, proporre le alternative

di Luigi Pandolfi

Cosa è stato il 2020? L’anno che ha cambiato le nostre vite. E non solo perché la mascherina è diventata un accessorio di massa, riprodotta anche per abbinarsi agli abiti che portiamo. Ci siamo ritrovati tutti più fragili, indifesi. Canne al vento. Certamente per la minaccia del virus, ma anche per l’assenza di reti di protezione sociale ed istituzionale adeguate. Ci siamo accorti che il depotenziamento della sanità pubblica ed il ridimensionamento del welfare, insieme alla compressione sistematica dei diritti sociali, possono fare danni al pari della malattia. O rendere la malattia maggiormente insidiosa, pericolosa, letale.

Luigi Pandolfi

C’è una perfidia di classe anche nella pandemia. I giovani precari, le donne, i lavoratori della gig economy, ampi settori sociali del Mezzogiorno, stanno pagando a caro prezzo questa emergenza. Con la difficoltà ad accedere alle cure e con la perdita di lavoro e reddito. Sono pochi nella nostra società quelli che possono permettersi una camera singola in una clinica privata di prima categoria. La stragrande maggioranza delle persone deve fare i conti con i pronto soccorso intasati, con le terapie intensive ed i posti letto che non ci sono, con la medicina territoriale che non ha mai fatto passi avanti significativi. Al sud più che al nord. Discriminazioni di classe e discriminazioni territoriali. Valga l’esempio della Calabria, dichiarata zona rossa a novembre non perché c’erano troppi contagi, ma perché non c’erano ospedali.

Intanto, la crisi sanitaria innesca una brutale crisi economica. Una crisi diversa, che non nasce dal cuore del sistema finanziario come quella precedente, ma che del sistema mette in evidenza, più che in passato, la sua insostenibilità sociale, umana ed ambientale. I ricchi, il capitale finanziario, le multinazionali, l’hanno ben compreso. E questo spiega anche certi cambiamenti di approccio alla crisi da parte delle istituzioni politiche nazionali e sovranazionali. Non più i memorandum che strangolarono Atene dopo la cosiddetta “crisi dei debiti sovrani” (invero una crisi delle banche fatta pagare ai cittadini attraverso il debito pubblico), ma un ruolo più protettivo della Bce verso i titoli degli Stati membri e piani di rilancio finanziati con l’emissione di eurobond. Novità, non c’è che dire. Ma le classi dominanti pensano alla salvezza del sistema, non certo alla sua riforma in nome del principio d’uguaglianza, della giustizia sociale ed ambientale. L’imperativo è salvare gli affari, come sempre è accaduto nella storia del capitalismo, segnata fin dagli albori da crisi cicliche ed incertezza.

Ecco perché, ad esempio, le due “transizioni” alla base di Next Generation Eu, quella verde e quella digitale, non sono neutre. L’ambientalismo è entrato ormai nel linguaggio e negli obiettivi del capitale. Può costituire il terreno su cui sviluppare una visione integrale della vita, “che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” (un esempio è l’”ecologia integrale” di Francesco), ma anche la nuova frontiera della rigenerazione capitalistica, come lo furono in passato alcune innovazioni tecnologiche, la conquista di nuovi mercati ed una maggiore accessibilità alle materie prime, la stessa smaterializzazione del denaro. D’altro canto, una delle caratteristiche più riconoscibili del capitalismo è sempre stata la sua capacità di mutare forma per conservare la propria essenza. Allo stesso modo, la digitalizzazione può rappresentare un’occasione per distribuire il lavoro riducendo l’orario, ovvero una leva formidabile per la massimizzazione del profitto a scapito dei livelli occupazionali e della qualità stessa del lavoro (un problema di “composizione organica del capitale”, si direbbe con linguaggio marxiano).

Non è affatto scontato, insomma, che da questa crisi possiamo uscire meglio di come ci siamo entrati. Per questo è necessario capire i processi in atto e ragionare sulle alternative possibili. È quello si prepone di fare l’evento, promosso da decine di intellettuali ed attivisti politici, in programma nei giorni 16, 17 e 18 aprile, intitolato La lezione del 2020. Spunti per il futuro (informazioni complete su https://www.lalezionedel2020.it). Ventidue confronti che coinvolgeranno 108 ospiti in un “quasi festival”, per non restare spettatori passivi di un film, quello del dopo pandemia, del quale una minoranza sociale pensa già di poter scrivere interamente la sceneggiatura.

 

Tutti gli eventi saranno trasmessi in diretta:

su YouTube (https://tinyurl.com/mkj7ywfw) e

su Facebook (https://www.facebook.com/lalezionedel2020),

su  Canale YouTube del sito Volere la luna (https://www.youtube.com/channel/UCm4ngyPkoHidEgzzFcx5Ffw).

Informazioni complete sul sito: 

https://www.lalezionedel2020.it

 

 

Scritto da Redazione

Ti potrebbe interessare

Mutamenti climatici, conflitti e responsabilità dei paesi industrializzati

di Fabrizio Battistelli Alla conferenza Cop26 il Patto di Glasgow sul clima si è chiuso …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.