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Elezioni tunisine: la candidatura di Abdelkarim Hannachi con Al Massar

 

Il 24-25-26 Ottobre prossimi si vota per eleggere il primo parlamento tunisino dopo la rivoluzione. La legge elettorale della Tunisia consente il voto dei cittadini che vivono e lavorano all’estero. I tunisini che vivono e lavorano in Italia, iscritti nelle listeelettorali voteranno, quindi, per eleggere tre deputati. In lizza ci sono 18 liste espressione dell’articolato panorama politico di quel Paese.

Una in particolare, L’Unione per la Tunisia(UPT), un’aggregazione di due partiti della sinistra di un variegato mondo associativo e culturale e di personalità indipendenti di prestigio, presenta come capolista in Italia il professore universitario di lingua araba presso il Kore di Enna, Abdelkarim Hannachi di Mazara del Vallo. Una personalità di grande rilievo culturale e politico, tenuto, a suo tempo, sotto l’occhiuta sorveglianza dai servizi del dittatore Ben Ali, ma sempre in prima linea in tutte le iniziative e battaglie per il riconoscimento, l’affermazione dei diritti dei migranti e , ovviamente, dell’intera comunità tunisina. Impegnato attivamente nel mondo dell’associazionismo politico culturale, cofondatore dell’ Associazione Sinistra Euromediterranea (SEM), partecipe con essa del processo di costruzione di una Sinistra Europea, in grado di incidere sul mutamento delle politiche europee verso i paesi dell’Africa Mediterranea.

“I profondi sconvolgimenti geopolitici cui assistiamo in quell’area – ha dichiarato Mimmo Rizzuti (Sem) – sono in gran parte effetto di quell’onda d’urto che non ha per niente esaurito la sua spinta. Il problema difficile da capire è relativo alle molteplici direzioni di marcia che da essa hanno preso il via.
In questo scenario, la Tunisia rappresenta il punto di riferimento più attendibile per la sua storia, il consolidamento e la costituzionalizzazione di fondamentali diritti, la presenza di un forte sindacato unitario, di partiti democratici , una rete di associazioni culturali, civili e sociali, in alcuni casi anche religiose moderate e tolleranti, senza pari nei Paesi di quell’area. Una rete che ha saputo difendere i principi della rivoluzione del 2010-2011 e bloccare le derive fondamentaliste e militariste alimentate dai petrodollari del Golfo, che hanno tragicamente coinvolto Libia, Siria ed Egitto. Può essere quindi , a ragione, considerato un punto centrale per un rapporto Europa, nord Africa, mutato di segno. Può diventare la base di un laboratorio per nuove politiche in grado di riproporre la centralità del Mediterraneo e invertire la pericolosa deriva atlantica dell’UE e l’avvio della costruzione, anche istituzionale, di una comunità MED-EU. Ecco perché
– ha concluso Rizzuti –  l’affermazione delle forze democratiche più attente e proiettate verso un nuovo,mutato rapporto con l’Europa, costituirebbe di per sè un significativo passo in avanti”.

di Redazione

 

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