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L’economista Borghi: “Fuori dall’euro l’Italia ci guadagna”

Con questa intervista apriamo anche su Scenari Globali un dibattito sull’Euro, selezionando le posizioni più argomentate sulla necessità o meno di abbandonare la moneta unica.

Mutui, banche, svalutazione della moneta, inflazione. Tutti problemi inesistenti fuori dall’euro secondo Claudio Borghi, docente all’Università Cattolica di Milano e convinto sostenitore della necessità di dire addio alla moneta unica. In un’intervista ad Affaritaliani.it, l’economista spiega: “L’euro è diretta causa della nostra crisi”. E il prezzo da pagare per il ritorno alla lira? “Costa di più restare nell’euro”.

L’INTERVISTA

Perché l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro?

“Gli argomenti sono tantissimi, ma il principale è che l’euro è diretta causa della nostra crisi”.

Perché?

“Se facciamo attenzione vediamo che la crisi non è mondiale. Tutto il mondo cresce, solo l’area sud dell’Eurozona non cresce. E già questo dovrebbe far drizzare le antenne. D’altra parte se si prende uno stato e gli si mette una valuta artificialmente forte, quello stato va in crisi. E’ sempre successo, all’Italia prima del 1992, all’Argentina quando ha bloccato il peso sul dollaro. Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo togliere l’euro, non c’è altra soluzione”.

Il successo del Front National in Francia mostra che il fronte no-euro è ben più ampio di quello dei Paesi del sud. E’ solo l’Italia che deve uscire dall’euro o l’euro deve essere archiviato? 

“A rigor di logica l’Italia dovrebbe essere il primo Paese a uscire perché è l’unico Paese che ha tutti gli svantaggi e nessun vantaggio. Gli altri Paesi in crisi maggiore, penso a Spagna e Grecia, hanno subito il colpo ma adesso stanno avendo un risarcimento, sono cioè pagati attraverso il Fondo salva Stati. L’Italia è l’unico Paese in crisi che paga. Quindi se fossimo intelligenti, e se il dissenso non fosse stato canalizzato in modo innocuo verso il Movimento 5 Stelle, saremmo i primi a dire basta. Invece siamo molto indietro in termini di comprensione del problema e credo che i media abbiano in questo le loro responsabilità, perché spargono terrorismo in modo vergognoso sulle conseguenze di un’uscita dall’euro”.

Quanto ci costerebbe uscire dall’Euro? Dei calcoli sono stati fatti e parlano di cifre enormi. 

“Sono calcoli assurdi. Perché ogni calcolo di questo tipo dovrebbe essere messo in parallelo con i costi del restare nell’euro. E poi, quali sono i costi? Che a qualche italiano costerà di più fare le vacanze all’estero o comprare prodotti stranieri? Ma è questo un costo? Dal mio punto di vista non lo è”.

Mi sta dicendo che il costo sarebbe solo questo, vacanze all’estero e prodotti stranieri più cari?

“Non ne vedo altri. Certo, c’è un costo potenziale del disordine se le cose vengono gestite male. Mi spiego: se gestisco male il changeover e la gente dà l’assalto alle banche nei giorni in cui queste dovranno restare chiuse per organizzare il passaggio, non posso preventivarlo. Perché dal mio punto di vista è più probabile che la sommossa arriverà se restiamo nell’euro. Ha visto cosa sta succedendo in Veneto? Ha visto la gente esasperata?”

Quali vantaggi ci sarebbero per l’economia italiana se uscissimo dall’euro?

“In primo luogo la libertà di poter perseguire delle politiche anticicliche. Che tradotto vuol dire: fare come hanno fatto americani, inglesi e giapponesi, ovvero tutti Stati dotati di sovranità monetaria, dare cioè uno stimolo all’economia per farla uscire dalla stagnazione senza dover sottostare a delle regole europee che ti costringono a fare il contrario”.

Non basterebbe allentare l’austerity?

“Se l’austerità venisse eliminata mantenendo l’euro andremmo ancora più in crisi. Perché le persone, avendo dei soldi in più da spendere, comprerebbe prodotti stranieri. Non si può risolvere la crisi agendo solo sull’austerità. Lo possono fare Usa, Giappone e Inghilterra perché hanno un cambio corretto della loro valuta. E possono fare il quantitative easing, il pacchetto di stimolo, possono abbassare le tasse e aumentare la spesa per spingere il Pil, senza rischiare che questi soldi poi fuggano all’estero a causa del cambio sbagliato”.

Che cosa succederebbe al nostro debito senza euro?

“Verrebbe ridenominato nella nuova valuta. Non è mica una cosa assurda. Prima era in lire ed è passato in euro: l’abbiamo già fatto un cambio di moneta. Il cambio sarà di 1 a 1. Perché il tipo di cambio è arbitrario. E non bisogna confondere il tasso di cambio, vale a dire quanta moneta mi occorre per comprare un dollaro o uno yen, con il tasso di conversione che è invece la proporzione con cui l’esistente stock di moneta, contratti e altro vengono cambiati. La conversione verrà fatta 1 a 1 e il debito verrà ridenominato in nuova moneta. Per uno che deve fare la spesa in Italia non cambierà nulla, mentre un detentore estero… se ne farà una ragione”.

E chi ha un mutuo?

“La stessa cosa. Il mutuo viene convertito nella nuova moneta per cui chi doveva pagare una rata di 100 euro pagherà una rata di 100 ‘fiorini’. Il tasso di interesse che verrà applicato alla rata non può essere toccato: se fisso resta fisso, se variabile continuerà ad essere indicizzato all’Euribor. Quindi se per caso, ma non è assolutamente certo, dovesse aumentare l’inflazione, chi ha un mutuo sarebbe anche avvantaggiato”.

E le banche italiane, che sono le maggiori detentrici del nostro debito pubblico?

“Non ci sarebbe alcun problema. A un operatore che ha debiti e crediti in euro in Italia, il fatto che questi siano ridenominati entrambi non porta danni. Peggio per loro sarebbe se si finisse in uno scenario greco e si facesse il famoso haircut sul debito”.

C’è un fronte nutrito di suoi colleghi economisti che sono fortemente contrari a una soluzione anti-euro. Come se lo spiega?

“Non è molto nutrito in realtà. Basta fare il conto dei Nobel e non prendere gente coinvolta nella politica nostrana, magari vicina al Pd. Ormai l’euro è difeso da quasi nessuno: ci sono 7 premi Nobel del tutto critici, in gradi diversi, nei confronti della moneta unica. Magari non tutti arrivano a dire che bisogna uscire domani, ma concordano sul fatto che l’euro così com’è non sta in piedi”.

Se l’Italia uscisse dall’euro, che cosa succederebbe all’euro?

“L’euro non può reggere l’uscita di un Paese grande. Potrebbe reggere l’addio di Cipro e di Atene. Ma ai greci non conviene uscire ora che gli stanno dando soldi. Anche se sono convinto che, se uscissero, dopo poco tempo si rimetterebbero in piedi e a quel punto sarebbero un esempio per tutti. Ed ecco spiegato perché la Germania a tutti i costi non vuol fare uscire la Grecia, perché deve passare il messaggio che l’euro è irreversibile”.

 

Da: http://www.affaritaliani.it/

Scritto da Redazione

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