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Cara Boschi, da antifascisti diciamo NO

 

di Lorenzo Caffè

In queste settimane, il dibattito sulle cosiddette riforme costituzionali sta diventando sempre più acceso.

Il fronte del Sì, costituito dal Pd, NCD, SC e la cosiddetta Ala di Verdini, le forze cioè che si sono espresse favorevolmente ad esse, in questi giorni non solo stanno facendo propaganda in vista del referendum di ottobre, ma stanno caricando lo stesso di un significato politico improprio.  Addirittura il Presidente del Consiglio dei Ministri dichiara apertamente: «Se perdo il referendum non solo vado a casa, ma smetto anche di fare politica».

Ricordiamo però che in base all’articolo 138 della nostra Costituzione sono solo “le leggi di revisione costituzionale e le altre leggi costituzionali” a poter essere sottoposte a referendum popolare, non i governi, i quali possono essere sfiduciati solo dal parlamento, quindi non vi può essere un plebiscito sull’esecutivo, come qualcuno vorrebbe esplicitamente far credere.

Ieri però a Desenzano del Garda, il Ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento con delega all’attuazione del Programma di Governo Maria Elena Boschi, è andata anche oltre, dichiarando: «Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di CasaPound e noi con CasaPound non votiamo».

Dopo questa affermazione urge una posizione netta e non si può rimanere silenziosamente inerti! 

Senza dilungarsi nel ricordare che queste riforme costituzionali sono state votate a colpi di fiducia e sulla base di una proposta del governo e non del parlamento, è utile ricordare che, in un Paese democratico, la regola sarebbe quella di rispettare sempre le opinioni altrui, avendo senno e buon senso.

Piero Calamandrei, tra i padri della Costituzione, disse: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione» (Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955).

Paragonare chi vuole difendere la nostra Costituzione, che è figlia della resistenza e dei partiti antifascisti, a CasaPound è davvero inammissibile.

Peraltro, tra i sostenitori del No al referendum di ottobre non c’è solo la cosiddetta sinistra, parola ormai evidentemente non a cuore all’attuale maggioranza di governo, ma c’è anche un’associazione che manifesta la propria contrarietà appunto per difendere il funzionamento e le finalità dell’attuale Costituzione, l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani. 

Senza contare che bisognerebbe sempre avere rispetto dell’opinione altrui, utilizzando dei toni congrui ai ruoli istituzionali che si ricoprono.

Questo modus operandi, d’altronde, induce ad un’ampia riflessione poiché esso sembra essere incentrato sul “con me o contro di me”, ma in politica non si può attuare questo stile prosopopeico. Antonio Gramsci diceva: «la storia insegna, ma non ha scolari».

La battaglia per il No, non è, come qualcuno vuol far credere, diretta contro Renzi e il suo governo – in tal caso sarebbe solo qualunquismo, sempre legittimo ma poco proficuo – ma è una battaglia assolutamente incentrata sul merito della questione. Perché bisogna contraddistinguersi per i contenuti e non per qualche slide o qualche slogan nelle conferenze e nei talk show politici. Poi, quando si hanno dei ruoli di rilevanza all’interno dello Stato bisognerebbe avere cognizione di causa e res cogitans prima di esprimersi. 

Il fascismo, quello che rappresenta “l’antitesi della fede politica” come diceva il partigiano e Presidente della Repubblica Sandro Pertini, bisogna combatterlo sempre,  difendendo chi l’ha combattuto e continua a combatterlo, perché si può essere inconsapevolmente fascisti anche nel modo di comportarsi, per becere strumentalizzazioni politiche. 

Ergo, la domanda principale che possiamo collettivamente porci di fronte a questi atteggiamenti è: cui prodest? Alla nostra Costituzione non credo, alla nostra libertà democratica nemmeno, all’esecutivo punto interrogativo…

 

Scritto da Redazione

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