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Macrì, il presidente calabrese dell’Argentina

 

di Mario Occhinero

Mauricio Macri (Mácri, com’è pronunciato correntemente in Argentina) è diventato  il nuovo presidente dell’Argentina,  avendo vinto con il 51,40 il ballottaggio dello scorso 22 novembre contro Daniel Scioli, il candidato del kirchnerismo ovvero del Frente para la Victoria. La famiglia di Macri è originaria di Polistena, in provincia di Reggio Calabria. Mauricio è  figlio dell’imprenditore Franco e del latifondista Giorgio, partiti per l’America dopo la seconda guerra mondiale. 

L’attività imprenditoriale famigliare ebbe una rilevante espansione negli anni del regime militare tra il 1976 e il 1983, passando dal controllo di 7 a 47 imprese in svariati settori dell’economia, dall’edilizia, al metallurgico, al agroalimentare e all’automobilistico. Nel 1991 è stato vittima di un sequestro estorsivo compiuto da parte di una banda composta prevalentemente da agenti della polizia federale, che poi lo rilasciano dietro il pagamento di 6 milioni di dollari. Dopo essere stato eletto presidente del club Boca Juniors nel 1995, la sua popolarità aumenta vertiginosamente e nel  2007 viene eletto sindaco di Buenos Aires. Nel 2015, dopo le elezioni primarie diventa candidato alla presidenza della repubblica per la coalizione Cambiemos, battendo con il suo partito Propuesta Republicana i candidati della Unión Civica e la Coalición Civica. 

Dai primi giorni di governo, per come, d’altro canto, era annunciato nel suo programma elettorale, dopo  quattordici anni di politiche dirigiste nel campo economico,  già si evince che si sta delineando qualcosa che potremmo definire “restaurazione neo-liberale”. Nelle prime 72 ore di gestione, il presidente aveva già  firmato 29 Decreti d’urgenza,  -la stessa quantità che aveva firmato la ex presidente Cristina Fernández de Kirchner in otto anni -.  Alcuni di questi decreti determinano  la riduzione al 50% della spesa per la scuola e l’imposizione di alcuni giudici alla Suprema Corte di Giustizia. Lo strumento del decreto si riconferma con la scelta di non convocare il parlamento alle sessioni straordinarie fino marzo del 2016. Nel sud del mondo,  gennaio e febbraio sono i  mesi estivi…

Tra le misure economiche già eseguite, è inclusa la liberalizzazione del dollaro che ha già determinato una svalutazione del peso del 40%. Sono state abbattute le imposte all’industria,  ridotte quelle dell’agricoltura ed eliminati i controlli ai prezzi. Si escludono aumenti salariali, mentre i prezzi sono già aumentati provocando  un notevole trasferimento di risorse dai lavoratori e i ceti meno abbienti verso l’impresa.

Ripartono anche le trattative con il FMI,  per negoziare nuovi prestiti e con gli speculatori dei Fondos Buitres per negoziare i pagamenti.  Nel precedente periodo l’Argentina aveva azzerato il proprio debito con il fondo monetario internazionale interrompendo l’ulteriori richieste e ristrutturato il debito con il 92% dei creditori, non riuscendoci solo con il restante 8% afferente ai fondi speculativi. 

Nella nuova pagina web della Casa Rosada (Presidenza della Repubblica), nella sezione: “Galleria dei Presidenti”  sono stati riportati anche i dittatori dell’ultimo regime militare e tra loro, il calabrese,  originario di Mormanno,  Leopoldo Fortunato Galtieri. Una brutta scelta, se si considera ciò che quelle figure hanno significato nella storia del Paese. Nel 1976, per imporre alla popolazione delle misure impopolari di stampo neo-liberale si fece ricorso ai militari al costo dello sterminio  di una generazione di giovani idealisti. I desaparecidos in Argentina sono 30.000, molti di origine italiana e calabrese. Nella sola San Basile, un piccolo paese della provincia di Cosenza di mille anime, si contano ben tre desaparecidos: Andrés Bellizzi, Hugo Scutari e Francisco Scutari. 

In quegli anni, alcuni perseguitati sono riusciti a salvarsi dalle grinfie del regime attraverso l’attività dell’ex sindaco di Saracena,  Filippo di Benedetto, che da calabrese emigrato in Argentina, mentre svolgeva il mestiere di falegname e da rappresentante del patronato della Cgil, con i suoi contatti al consolato forniva documenti e supporto logistico per  farli uscire  clandestinamente dal Paese.

Durante il governo di Cristina Fernández de Kirchner, nell’anno 2009 per regolamentare  l’informazione a discapito dei monopoli  fu promulgata la legge denominata “ley de medios” oggi messa in discussione dal nuovo presidente, che annuncia la sua deroga significando che tornerebbe in vigore quella precedente, del 1980, risalente ai tempi della dittatura.

Per contrastare  i monopoli dei network dell’informazione globale, alcuni paesi latinoamericani (Venezuela, Cuba, Argentina, Uruguay, Bolivia, Nicaragua, Ecuador) dal 2005 hanno costituito la televisione satellitare Telesur. Dal nuovo governo argentino sta  giungendo   la volontà di riconsiderare  persino tale partecipazione. Anche in questa vicenda la Calabria non è estranea: la rappresentante per l’Argentina nella televisione che trasmette da Caracas è  Carolina Silvestre, moglie del dirigente kirchenrista  Juan Carlos Dante Gullo, prigioniero politico tra il 1975 e il 1983.  I genitori di Dante Gullo  erano originari di Fuscaldo. Sua madre, Ángela María Aieta, per gli appelli alla sua liberazione, nel 1976 fu fatta sparire. Nel 1979, stessa sorte toccò a suo fratello  Salvador Jorge Gullo. 

Il Frente para la Victoria, guidato da Cristina  Fernández,  che ha la maggioranza  in Parlamento, ma anche settori della sinistra ed altre organizzazioni popolari, hanno dichiarato che è incominciata la resistenza. 

Manifestazione dell’opposizione a Buenos Aires

 

 

 

Scritto da Redazione

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