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Il nodo del Caucaso e l’Eurasia in bilico

di Maurizio Vezzosi

Duemila militari russi si interpongono tra le forze armene dell’Artsakh e le forze azere: queste ultime hanno riconquistato porzioni consistenti del territorio del Karabakh, rivendicato sin dallo sgretolamento dell’Unione Sovietica. Privi del deterrente della forza d’interposizione russa o di un’alternativa altrettanto consistente, i precedenti accordi mediati tra le parti non erano riusciti in alcun modo a fermare i combattimenti tra le due fazioni, protrattisi per circa un mese e mezzo, al prezzo di oltre cinquemila morti.

Maurizio Vezzosi

I presupposti ideologici della guerra del Karabakh collimano con i presupposti che hanno innescato – pur avendo ognuna di queste guerre delle specifiche peculiarità – le guerre cecene, la guerra tagica, le guerre d’Abcasia e d’Ossezia, la guerra di Transnistria e la guerra d’Ucraina. Sarebbe infatti assai difficile immaginare ognuna di queste guerre senza l’esasperazione ideologica ed identitaria che ne ha reso possibile la detonazione. Tra le conseguenze del crollo dell’Unione Sovietica si annovera la condizione di incertezza e di conflittualità permanente che interessa gran parte dei confini dell’odierna Federazione Russa e la sua instabile sfera d’influenza post-sovietica.
In Armenia la firma dell’accordo di pace del novembre 2020 viene considerata un tradimento del primo ministro Nikol Pashinian – che si è assunto la piena responsabilità delle implicazioni dell’accordo mediato dalla Federazione Russa – e la ratifica di una disfatta. L’opposizione chiede compatta le dimissioni del governo – da cui si sono già dimessi alcuni ministri -, alcuni invocano addirittura un governo di militari.

Posando forme e misure del proprio intervento, Mosca non ha mancato di fare i propri calcoli, non disdegnando l’indebolimento politico del filo-occidentale Pashinian : tuttavia, senza accordo e senza militari russi nel Karabakh, per l’Armenia la disfatta sarebbe stata verosimilmente totale. Militarmente, la superiorità azera è stata netta, resa tale soprattutto dai sistemi di puntamento elettronico e dai droni di fabbricazione turca e israeliana. Questi ultimi sono stati abbattuti in varie circostanze dai sistemi antidrone della Federazione Russa impiegati a ridosso del confine armeno-turco ma non nel territorio conteso tra Armenia e Azerbaigian.
Oltre a quelle tra Federazione Russa e Turchia, nel conflitto del Karabakh si sono inserite anche le crescenti tensioni tra quest’ultima e la Francia: in ragione di ciò quella dell’Eliseo è apparsa la diplomazia più propensa a dare sostegno, anche militare, all’Armenia. Nella contrapposizione ormai frontale con Parigi il presidente turco Erdogan si è addirittura appellato a tutto il mondo islamico chiedendo di boicottare i prodotti francesi.

 

Scritto da Redazione

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