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Merkel: «Non ridurremo l’export per accontentare l’Europa».

Angela Merkel si fa sentire. Aprendo il Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013, organizzato dal quotidiano Sueddueutsche Zeitung, ha risposto alle critiche piovute addosso al suo governo e alla Germania a livello internazionale, riguardo l’eccessivo avanzo delle partite correnti tedesche, superiori al limite consentito dai Trattati europei del 6% del pil.

Dopo il 7% del 2012, il 2013 si accinge a chiudere con un saldo attivo del 6,9%, simile a quello previsto anche nel 2014.

La Germania «è riuscita a uscire bene dalla crisi e ora è sotto sorveglianza a Bruxelles per l’entità del suo surplus commerciale. Possiamo vedere come sono i trend dei consumi e della produzione nel Paese, ma sarebbe assurdo ridurre la produzione e la qualità dei nostri prodotti per andare incontro alle richieste di Bruxelles».

«Non è possibile assolutamente – ha detto Merkel, suscitando l’ovazione dalla platea – ridurre artificialmente il grado di competitività raggiunta dalla Germania» e, per questo, sarebbe meglio «non porsi il problema guardando soltanto le cose dal punto di vista europeo ma guardare anche alle grandi sfide della competitività a livello globale, andando al di là dei nostri confini». 

Il surplus delle partite correnti della Germania nell’eurozona, «il nostro squilibrio nell’eurozona, è molto, molto piccolo, inferiore al 3%. Ciò mostra che abbiamo una situazione molto equilibrata» ha continuato Merkel.

«A volte sorprende il tenore di certe discussioni» dice Merkel riferendosi a quelle su un eccessivo rigore tedesco. «Abbiamo un debito a circa l’80%» a fronte di un obiettivo, dei Trattati, al 60%: «Non facciamo altro che lavorare per rientrare, in circa 10 anni, nei parametri cui siamo vincolati». Il riferimento è alle critiche da Bruxelles, ribadite ancora stamane dal commissario Olli Rehn: la Germania deve far aumentare la domanda interna e la spesa per i servizi.

Merkel intanto deve gestire anche i nuovi alleati e per questo annuncia d’essere pronta ad introdurre un salario minimo garantito a livello nazionale, venendo incontro alle richieste dei futuri partner di coalizione socialdemocratici. Merkel spiega che i socialdemocratici «non avrebbero concluso» i negoziati sulla futura coalizione di governo «senza un salario minimo garantito universale». Aggiunge poi che il suo partito si è opposto a questa proposta e farà di tutto per evitare che la sua introduzione produca delle perdite occupazionali.

di Redazione

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