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Anche il Portogallo ha il suo “Podemos”

 

Podemos fa scuola e sbarca in Portogallo. Lo scorso 14 dicembre a Lisbona si è tenuta la prima assemblea generale (Assembleia Cidadã) di un movimento che intende seguire le orme del partito di Pablo Iglesias. A guidarlo è una giovane psicologa, Joana Amaral Freitas, classe 1975, ex esponente della formazione di sinistra Bloco de Esquerda, con la quale, peraltro, è stata eletta in parlamento nel 2003.

Dicono di non essere un franchising del più noto movimento spagnolo, ma dal nome che hanno scelto — Juntos Podemos — e dal simbolo che riecheggia quasi alla lettera il cerchio di Podemos, si evince chiaramente che è quello il modello cui vogliono fare riferimento. Sul piano politico, però, il neonato movimento portoghese ci tiene a sottolineare la sua “equidistanza dalla destra e dalla sinistra”, e in ciò, evidentemente, sta la principale differenza con i cugini spagnoli, che invece hanno deciso di collocarsi nella stessa famiglia della greca Syriza e degli altri partiti della Sinistra Europea. Un’esigenza elettorale? Necessità di distinguersi dalla sinistra tradizionale portoghese che non mostra al momento grande appeal? Può darsi, anche perché i temi che Juntos Podemos agita nel Paese sono assolutamente sovrapponibili a quelli che in Europa agitano quasi tutte le forze della sinistra di alternativa, più o meno radicale, a cominciare dalla critica severa ai programmi di austerità imposti dalla Troika. Sarà anche per questo che in una recente intervista il suo leader, di fronte ad un’allusione ironica del giornalista sul rapporto di Juntos Podemos con il più noto movimento spagnolo, abbia risposto che «è meglio essere chiamati alunni di Podemos che essere i migliori alunni dell’Europa».

A parte l’approccio antiliberista alle questioni economiche e sociali, alla condanna dell’austerità assurta in Europa a metodo permanente di governo, l’altro elemento che caratterizza il movimento di Amaral Freitas è l’accento che viene messo sul tema della lotta alla corruzione ed ai privilegi dell’ establishment politico. In questo le affinità con alcune forze populiste, anti-casta, europee sono più marcate, decisamente evidenti. Il segno che la crisi ha travolto non soltanto diritti e conquiste sociali, ma anche vecchi modelli di contrapposizione politica allo status quo.

L’assunto è questo: i cittadini hanno perso fiducia nella politica e nei governati perché i loro privilegi stridono con le condizioni materiali di vita della gente comune, a maggior ragione dall’inizio della crisi. È necessario perciò, secondo la giovane psicologa, “conquistare il consenso politico sulle questioni dove maggiormente c’è consenso e sensibilità sociale, come è il caso, per esempio, della lotta contro la corruzione “. Quando si dice realismo politico!

Le elezioni politiche sono previste in Portogallo fra settembre e ottobre 2015, e per questo appuntamento Juntos Podemos sta lavorando alacremente. Il primo passo, in ogni caso, sarà quello di raccogliere le 7500 adesioni che la legge impone per poter ricevere l’accreditamento da parte del Tribunale Costituzionale. Un obiettivo che sembra a portata di mano, visto l’interesse che l’iniziativa sta suscitando soprattutto tra i giovani. Più difficile sarà centrare i temi di maggiore impatto sull’opinione pubblica, per competere efficacemente nel mercato del voto, ma su questo terreno potranno giocare a favore della nuova forza politica sia le condizioni generali del paese, su cui gravano rabbia e disincanto, che l’eco del probabile successo di Podemos in Spagna. Nel frattempo cresce la loro presenza sui social network e si amplia la partecipazione alle loro discussioni mediante la piattaforma digitale “Airesis” che hanno da poco creato.

Il Paese sta vivendo una stagione molto difficile, segnata dagli effetti del combinato disposto di crisi ed austerità. Si ricorderà che nel 2011 il governo di Lisbona aveva sottoscritto un “memorandum” con la Troika – aiuti finanziari in cambio di riforme “strutturali” di segno neoliberista – che ha comportato sacrifici enormi per il popolo, senza effetti di ristoro significativi per i conti pubblici e l’economia reale. Due dati su tutti: il debito pubblico lambisce il 130% del Pil dal 107% che era nel 2011, la disoccupazione ha sfondato il tetto del 13%.

Il programma di “salvataggio” si è chiuso alla vigilia delle elezioni europee del maggio scorso, le quali hanno restituito un quadro politico non corrispondente più agli attuali rapporti di forza in parlamento. Il partito del premier in carica di centrodestra Coelho (Psd – Partito Socialdemocratico) ha registrato una sonora sconfitta, di cui si sono avvantaggiati soprattutto i socialisti, che hanno saputo ben cavalcare la rabbia dei ceti popolari dopo tre anni di austerità. E’ stata bocciata la politica economica di questi anni e la sottomissione del governo ai diktat della tecnocrazia europea. Un assaggio di quello che potrebbero riservare le elezioni politiche del prossimo autunno.

Juntos Podemos è consapevole del vantaggio che tale situazione comporta per una forza che si proclama estranea al sistema e alternativa all’Europa della Troika. “Siamo figli delle grandi manifestazioni del settembre 2012”, hanno dichiarato in questi giorni, legando, anche simbolicamente, la loro iniziativa politica alle piazze anti-austerità degli anni scorsi. Come Podemos, d’altronde, che ha nel suo dna l’acampada di Puerta del Sol del maggio 2011.

Una cosa è certa comunque: nell’Europa che cambia il Portogallo è pronto a fare la sua parte.

di Luigi Pandolfi

da Linkiesta

Scritto da Redazione

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